Si torna a parlare di riforma del catasto, ora resa più attuale non solo dalla necessità per lo Stato di “fare cassa”, ma anche dalla possibilità tecnica di realizzarla.
Il riferimento è a «Sit», ovverosia “sistema integrato del territorio”, operativo dal primo febbraio, cioè da domani.
Esso riporta su una piattaforma digitale tutti i dati di più di 70 milioni di immobili, cioè valori catastali, elaborati, mappe, immagini satellitari, atti notarili, mettendo online tutti i dati fiscali di ognuno di questi immobili.
É chiaro che su questa base è possibile realizzare la riforma del catasto, non solo “ fotografando” la situazione di ogni immobile, ma anche comparando i valori degli immobili in base agli atti stipulati ed ai loro prezzi, per realizzare, in definitiva, l’aggiornamento dei VALORI CATASTALI degli immobili.
Questi valori catastali sono fondamentali perché rappresentano la base imponibile per l’imposizione fiscale, e ad oggi i VALORI CATASTALI SONO SPESSO MOLTO INFERIORI AI VALORI REALI, che in alcune realtà ormai sono pari ad oltre il doppio o il triplo dei valori catastali.
È chiaro allora che l’aggiornamento del catasto porterà ad un aumento del valore catastale degli immobili, quindi in definitiva della loro tassazione.
Ma di cosa parliamo esattamente?
In primo luogo dell’IMU.
Ma a ben vedere questo non è il problema peggiore, perché l’abitazione di residenza è in esenzione, quindi le fasce più deboli non dovrebbero essere toccate.
C’è la questione delle seconde case: di sicuro un maggior aggravio fiscale è fastidioso, ma difficilmente sarà tale da mutare sensibilmente la situazione economica o la pianificazione di una famiglia.
La vera stangata ci sarà per le imposte di successione, specie per le famiglie che hanno un investimento immobiliare discreto.
Infatti è previsto che, in sede di successione, si paghi l’imposta ipotecaria dell’1 per cento e catastale del 2 per cento sul valore catastale degli immobili.
È chiaro che con la riforma del catasto questa imposta ipo-catastale, sempre prevista per le successioni, si andrà a duplicare o triplicare.
Inoltre, per l’imposta di successione vera è propria, è prevista l’esenzione per i discendenti in linea retta e il coniuge fino al valore di un milione di euro ciascuno.
Oltre la franchigia, si paga un’aliquota del 4 per cento.
Se il valore catastale diventerá pari a quello venale, è chiaro che al momento della successione ci sarà un’imposizione fiscale molto superiore a quella oggi esistente: soprattutto se, come sembra, vi sarà anche una riduzione delle franchigie per l’esenzione a favore di coniuge e discendenti. Ricordiamo che abbiamo le franchigie più alte d’Europa!
Per evitare questo rischio, molte famiglie si stanno già mettendo al sicuro con una oculata pianificazione in vista del passaggio generazionale, attraverso atti di sistemazione patrimoniale che già prevedano il passaggio della nuda proprietà dai genitori ai figli, con meccanismi che evitino qualunque lite futura tra gli eredi, e con riserva di usufrutto a favore dei genitori ed onere di mantenimento vitalizio a loro vantaggio ed a carico dei figli, in modo da ridurre al minimo il carico fiscale ed evitare al contempo una completa spoliazione degli ascendenti, anzi sottoscrivendo un patto generazionale di solidarietà.
E voi, ci avete pensato?